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mercoledì 11 maggio 2011

Siamo praticanti o caporali? parte seconda

Nello scrivere la parte seconda dei rapporti capo studio-praticante, mi sono venute alla mente alcune chicche che, imperiosamente, impongono di riaprire alcuni capitoli precedenti e, in particolare, il tema del

RISPETTO (BIS)

A tutti può capitare di dimenticare le cose da fare.
A chi non è capitato di tornare in studio, o a casa, e pensare "Cavolo, mi sono dimenticato questo o quell'adempimento".
Beh, tranne che per le urgenze, direi che si tratti di errori veniali.
Diverso è il discorso del capo studio che, recatosi presso un Tribunale neanche tanto vicino del circondario in compagnia del praticante, si dimentichi di quest'ultimo, manco fosse un pacchetto di sigarette, e lo abbandoni presso il citato Tribunale, tornandosene bellamente a Cagliari, ovviamente col cellulare spento.
Ma dai, dirà qualcuno, è una dimenticanza grave ma può capitare!
Non so, continuo a pensare che sia più che grave ma, soprattutto, ho la certezza che sia ancora più imperdonabile lasciare poi il praticante al proprio destino (leggi: corriera) una volta riacceso il telefono e verificate le settanta chiamate a vuoto dello schiavo.
"Scusa ma ho dei clienti in studio nel pomeriggio e non mi posso spostare, però quando torni ti restituisco i soldi della corriera"
O vogliamo tutti insieme ricordare quel giovane avvocato che amava farsi sistemare la toga dal proprio praticante, per i processi dal Giudice di Pace, come il chirurgo porge le spalle all'infermiera per farsi infilare il camice?
Certo mancava di rispetto quel praticante che, in assenza di "colui che tutto sa", si infilava nella sua camera, accendeva il pc e si metteva ad ascoltare a tutto volume dei cd, zampe sulla scrivania e sigaretta in bocca.
Gli devo comunque riconoscere la dote del sarcarsmo: rientrato all'improvviso il capo e invitato il praticante ad armare i propri bagagli e trasferirsi di studio, egli ebbe la prontezza di spirito di lamentarsi che, nella sua stanza, le casse del pc non fossero buone come quelle del capo studio... 

Il 12 giugno 2007, il giudice militare ha concesso a Priebke, 93enne, condannato all'ergastolo per la strage delle Fosse Ardeatine, il permesso per uscire di prigione "per recarsi al lavoro", come praticante, presso lo studio del suo avvocato.
Io, sinceramente, non credo che quell'avvocato abbia mai osato mancargli di rispetto; si sa, il lupo perde il pelo...






ADEMPIMENTI

Altro tasto dolente.
Tutti, grandi e piccini, abbiamo i nostri adempimenti; quelli del praticante, se ci limitiamo al lato canonico, costituiscono più che altro una grande perdita di tempo ma sono comunque inevitabili e, sembra strano dirlo, sono in parte formativi.
Ciò, quanto meno sul piano caratteriale, visto che è da questo momento che si impara ad essere presi a calci in faccia più o meno da tutti, che si acquisisce la virtù della pazienza e si impara a contare fino a numeri di cui - fino a quel momento - si ignorava l'esistenza.
Si scivola invece nella patologia quando, tra gli adempimenti di studio, vengano ricomprese richieste completamente avulse dal contesto "pratica- insegnamento-avvocato".
Ad esempio, quale link può mai collegare la pratica forense con l'obbligo di andare a fare la spesa per il capo studio?
Mi spiega invece qualcuno perchè il praticante debba essere costretto a tenere a bada i bambini della capa, mentre lei se ne esce "sai ho un appuntamento fuori studio e la baby sitter mi prende troppo".

Altro adempimento curioso, che perlomeno qualifica il malcapitato per una occupazione estiva alternativa, è rappresentato dal chiamare in stanza - davanti ai clienti - il praticante, anche tre o quattro volte a sera, per prendere la "comanda":
"allora, di al barista che il mio caffè lo voglio ristretto, poi ci porti un cappuccino bianco ben caldo, un caffè al ginseng ed una cioccolata,
      ma non così zuccherata come l'altra volta




Pongo a tutti una domanda: secondo voi, di fronte a queste patologie, frutto di frustrazione forense e - a mio avviso - di instabilità mentale, il nostro Supremo Immaginifico ed Immarcescibile Ordine, quante volte ha preso posizione? Una, nessuna o centomila?

 SEX

Piccolo aperitivo del capitolo più amato dagli italiani e, dunque, anche dagli avvocati.
In realtà si mischia molto con il Rispetto e non riguarda direttamente il rapporto avvocato-praticante ma un episodio al quale il sottoscritto ha avuto modo di essere indiretto testimone.
Una assolata mattina di tanti, ma tanti, luglio fa, nell'entrare nella stanza dove si facevano le fotocopie, ebbi modo di incrociare un avvocato che, piuttosto fugacemente, si allontanava dalla stanza. 
Mi accorsi che non vi era più nessuno nella stanza, se non la giovane ragazza che, all'epoca, rivestiva il fondamentale ruolo di fotocopista.
La trovai piuttosto scossa e, vista la confidenza che avevamo, mi permisi di chiederle cosa fosse successo:

"Quel porco maledetto! visto che eravamo soli, mi ha preso la mano ed ha iniziato a vaneggiare su come gli sarebbe piaciuto farsi graffiare tutto, sulla schiena nuda. Quando gli ho detto di andarsene immediatamente e di non farsi vedere mai più, mi ha anche detto che lui era disposto a pagarmi, anche molto bene, per un servizietto completo".
Da quel giorno, ogni volta che incrocio negli anditi l'avvocato masochista, soprattutto oggi che, canuto e cadente, si trascina per il Tribunale, mi viene da pensare a quell'episodio ed a quante volte quella sua schiena ormai curva si sarà fatta scarnificare da qualche  prostituta che, mi auguro, gli abbia trasmesso qualche infezione. (sì lo so, non è un pensiero molto cristiano ma a me viene spontaneo) 

E poi c'è quell'altra storia...


Responsabile ABCmediazione
Avv. Alberto Filippini

   

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