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martedì 3 aprile 2012

Siamo praticanti o caporali? parte quinta 2-4-12

E' da un mese passato l'8 marzo e mi sembra giusto, nell'affrontare un nuovo capitolo di questa saga, dedicare spazio alle storie, passate e recenti, che hanno avuto come protagonista il sesso femminile.
La prima storia potrebbe chiamarsi 
NO SMOKING
o, per voler mantenere un certo aplomb giuridico, art. 51, comma 2 della legge 16 gennaio 2003, n. 3, come modificato dall'art. 7 della legge 21 ottobre 2003, n. 306, in materia di «tutela della salute dei non fumatori». 

Una collega, neo praticante, riuscì finalmente a trovare uno studio di avvocato nel quale fare pratica.
Tutto sembrava filare liscio e la giovane era sostanzialmente soddisfatta.
Piuttosto, il capo studio era un accanito fumatore e la postazione di lavoro della praticante, o meglio lo strapuntino dove poteva almeno poggiare il sedere, si trovava a ridosso della scrivania del boss.
Lei, al di là di ogni scomodità sostanziale, aveva anche un grosso problema di allergia al fumo, il che la portava, praticamente, a non riuscire più a respirare causa l'immediato rigonfiamento delle vie aeree.  
Con il garbo e la moderazione che va riconosciuto ai più educati, la collega provò a sensibilizzare il collega anziano, al fine di avvisarlo della esistenza del problema, peraltro visibile ad occhio nudo, visto che il suo collo si gonfiava immediatamente come la rana di Fedro. 
La praticante, volendo essere propositiva, ipotizzò che magari il capo studio avrebbe potuto fumare in un altro ambiente, oppure le avrebbe potuto consentire di spostarsi quei dieci minuti che servivano per fumare ed areare il locale dopo la pippatina.
L'austero avvocato, con animo benevolo, non diede subito una risposta ma promise di pensarci su e studiare a fondo la questione; le stesse parole che diceva pomposo ai suoi clienti prima che, dopo averli congedati, chiedesse aiuto alla praticante.

Passò un giorno, poi due e poi una settimana.
La praticante provò timidamente a chiedere al capo se avesse ponderato a sufficienza su quella risibile vertenza interna, che metteva a serio rischio la sua incolumità; l'avvocato, questa volta un po' seccato per l'impudenza, assicurò che entro il giorno successivo si sarebbe espresso in proposito.
Ebbene, la mattina dopo fu una gioia vedere entrare in studio il capo studio con un sorriso smagliante. E' fatta, pensò la praticante, ha trovato una soluzione che vada bene ad entrambi.

Il capo, sornione, le porse il pacchetto di sigarette e le disse: Fuma, fuma anche tu!
Lo sguardo incredulo della ragazza impose all'avvocato delle infastidite spiegazioni, anticipate da uno sbuffo: "Ho letto su internet che, per alcune allergie, si può provare ad attenuare i fastidi con l'ingerimento ripetuto della sostanza. Secondo me possiamo provare, magari per una settimana o due, a fumare insieme, così, se ti abitui, avremo risolto tutti i problemi. Per le sigarette non ti preoccupare, per questo primo periodo te le offro io! Guarda, comunque, che faccio questo solo perchè non mi va di perderti, io ti apprezzo molto".
In qualsiasi rapporto, anche professionale, io credo che ci si debba apprezzare in due e la ragazza, non riesco ancora a capire perchè, si recò all'Ordine per cercare un nuovo studio.
  
SFRUTTAMENTO DELLA PROSTITUZIONE AVVOCATESCA
 Ebbene sì, esiste in natura, non ancora codificata penalmente, anche questa fattispecie, un misto tra violenza sessuale, sfruttamento della prostituzione e mobbing, perfetto mix adatto alle corde di qualche brillante legale.
Un avvocato rampante, diversi anni fa, diede spazio in studio per la pratica ad una giovane e bella collega.
Quest'ultima non passava certo inosservata ed aveva un discreto codazzo di tifosi.
Un pomeriggio, la praticante comunicò distrattamente al collega che il magistrato Caio, dall'occhio allenato, la stava marcando stretta e più volte, a Palazzo, le aveva fatto delle ardite profferte, peraltro sempre cortesemente rifiutate. 
L'avvocatone, lungi dall'esprimersi negativamente su quanto accaduto, si limitò a chiedere alla praticante se Caio avesse anche chiesto con chi lei stesse facendo la pratica.
"Beh sì, gli ho detto che sono in studio con lei".
"Ah, e lui non ti ha detto niente su di me?"
"Mmmm, no, mi sembra che abbia giusto annuito, senza commentare", rispose la ragazza, omettendo, con ammirevole intuito, di riferire che la risposta esatta del magistrato fosse stata "E ti trovi bene da quel pallone gonfiato?"
Qualche giorno dopo, il capo studio fece ingresso nella stanza della ragazza e, sorridendo, le fece una proposta:
"Senti, non so se hai visto che noi, tra due settimane, abbiamo la discussione finale del processo contro Mevio" (si trattava del più importante cliente dell'avvocato, peraltro un modesto truffatore)
Il Giudice è Caio e, visto che tu hai questo splendido ascendente su di lui, ti vorrei chiedere se potessi, magari qualche giorno prima per non farla troppo sporca, accettare quel suo famoso invito.
Tu magari fai la carina con lui, ci fai quello che vuoi, e nel frattempo introduci l'argomento Mevio.
Potresti magari dirgli che si tratta di un tuo caso e che ci tieni tanto.
Se poi vinciamo e lo assolve, ti posso anche dare una parte della parcella".
"Scusi se glielo chiedo, avvocato, ma se io fossi sua figlia lei mi proporrebbe la stessa cosa?
A me sembra leggermente immorale e, francamente, per me ci può andare lei con Caio e potete fare tutto quello che volete"
Ebbene, ci sono persone che accettano gli insuccessi con stile anglossassone, oggi la stampa di regime direbbe con sobrietà; ce ne sono altre, invece, per le quali i rifiuti, soprattutto alcuni rifiuti, non possono che essere lavati con il sangue, o sciacquandosi la bocca con l'acido:
"Ascoltami tu, brutta s*##*@ e anche t*^&@! Pensi che io ti tenga in studio perchè sai fare qualcosa o perchè madre natura ti ha regalato un bel c§*%?
Guarda che devi imparare subito ad usare le tue armi perchè di intelligenza ne hai molto ma molto poca, stai buttando via la tua fortuna. Sparisci!!!"
La ragazza, per un attimo, nell'andarsene dallo studio, pensò anche di denunciare il fatto alle competenti Autorità ma, raccolte un po' di informazioni su alcuni intrecci familiari, preferì infine mettere una pietra sopra la vicenda ed accettare il posto fisso che le venne offerto da una importante azienda. Alla faccia del magistrato Caio, del delinquente Mevio e di quel pappone mancato del capo studio.

La terza storia femminile mi riguarda, sia pure di riflesso, e potrebbe intitolarsi, visto che oggi sono in tema di citazioni da Fedro

Cerebrum non habet
Ogni anno, al momento di pubblicizzare i corsi Abclex, vengono affisse, al Palazzo di Giustizia, le locandine. 
Ogni anno, però, questa operazione deve poi essere ripetuta più volte. Ciò in quanto, con la dose di mistero che accompagna gli edifici infestati dai fantasmi, le locandine vengono inspiegabilmente rimosse, strappate e fatte in mille pezzi o, nei casi più fortunati, utilizzate come base per locandine relative ad altri eventi o corsi.
Fatto sta che non ho mai ritenuto di sollevare il problema e, fintanto che le molestie sono rimaste nell'ambito dei danneggiamenti adolescenziali, me ne sono abbondantemente fregato.
Due anni fa, però, una circostanza mi ha particolarmente indisposto: una delle locandine veniva sistematicamente rimossa in uno stesso andito, non importa quante volte io la facessi sistemare.
Una mattina, alcuni amici che lavoravano negli uffici attigui mi comunicarono di essere sicuri che l'opera di rimozione fosse avvenuta, quella volta, ad una ora precisa, visto che avevano notato la locandina e, cinque minuti dopo, non la avevano più trovata al suo posto.
Beh, pensate di me quello che volete, che potevo impiegare meglio il mio tempo o che sono un inguaribile curioso; nell'occasione, scelsi però di andare fino in fondo.
Dopo una certa trafila burocratica, riuscii ad ottenere legalmente copia dei filmati delle telecamere interne del Palazzo posizionate in quella zona e, dunque, in grado di aiutare la identificazione.
Tornai in studio e mi misi a guardare i filmati.
All'ora che mi era stata indicata, vidi un'ombra che si avvicinava alla locandina e che, con un certo impegno, la staccava dalla bacheca, impiegandoci - se vogliamo essere precisi - del tempo notevole, vista anche la discrepanza tra la sua altezza ed il posizionamento della locandina.
La successiva inquadratura da altra telecamera più vicina mi fece sobbalzare: altro che spirito antico di qualche ladro condannato ingiustamente; e non si trattava neppure di uno scherzo infantile del Fantasma Formaggino!!! Una gentile e cortese collega, con indicibile premura, dopo avere strappato la locandina, se ne impossessava ripiegandone i pezzi con cura e ponendoli nella sua borsetta dall'inconfondibile stile da fricchettona fuori contesto storico.
Ah, quante cose avrei potuto fare! Avrei potuto prenderla a calci nel sedere, oppure, con un certo senso del contrappasso, presentare un esposto nei suoi confronti; od anche, volendo essere perfido, proseguire la vicenda con una querela con allegati i filmati.
Alla fine, ho scelto un'altra strada, molto più intimista ma di gran lunga più soddisfacente per me, che mi consente oltretutto di non avere nulla da condividere con lei, neanche un procedimento di alcun genere nel quale lei rivesta la qualifica di accusato. 
Quando sono giù di morale, o quando mi capita di fare qualcosa di sbagliato, me ne torno in studio, mi metto al pc e mi gusto il filmato che la vede protagonista; lo guardo e mi appago, pensando alla sua miseria morale ed al tempo che costei dedica a questo piccolo ma sistematico atto vandalico, guardandosi attorno come solo i ladri dalla consumata esperienza sanno fare.
La guardo e penso che qualunque errore io possa fare nella vita, qualunque sciagura possa capitarmi, non potrò mai scendere così in basso e mi rincuoro, non potrò mai essere come lei.
In fondo, anche un esempio negativo è utile come termine di paragone.
Visto anche che siamo in clima pasquale, a volte penso che sarebbe bello condividere con tutti questi miei momenti di terrena soddisfazione; poi, però, prevale la mia natura egoistica e preferisco tenere per me questo piccolo, grande  privilegio...
  
Buona Pasqua a tutti!!!

Avv. Alberto Filippini
Responsabile ABC Mediazione






 

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