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giovedì 2 febbraio 2012

Italiani, popolo di santi, navigatori e candidati

"Combattenti di terra, di mare e dell'aria! Uomini e donne d'Italia, dell'Impero e del regno d'Albania! Ascoltate! Un'ora segnata dal destino batte nel cielo della nostra patria.
L'ora delle decisioni irrevocabili. Ho deciso di non entrare in guerra!!!
(Azz.., ma oggi è già giovedì? Mannaggia, ho sbagliato documento)
Ehm rettifico, Combattenti di terra, di mare etc. etc. etc.
L'ora delle decisioni irrevocabili. Ho deciso di entrare in guerra!!!"

E così, dopo settimane e settimane di campagne elettorali, di mosse a sorpresa e di manuali Cencelli in applicazione Ipad, siamo arrivati al ballottaggio, al temutissimo ballottaggio delle elezioni del Consiglio dell'Ordine.
Sulla scorta di quanto accaduto soprattutto negli ultimi giorni, e a prescindere dalle legittime preferenze di ciascuno, io credo sia arrivato il momento di ristabilire alcuni principi generali; alcuni punti fermi che mi sembra - credo di non sbagliare - possano essere condivisi.
L'avvocatura italiana vive un momento di profonda crisi e gli avvocati sardi non si discostano certo da questo stato comatoso della società e della giustizia.
Vi sono problemi irrisolti anche nel Foro di Cagliari, piccoli, grandi ostacoli ad un esercizio sereno, umano della professione.
Il Consiglio dell'Ordine, esprimo una opinione personale, sembra essere invece, da sei-otto anni, paralizzato da una assurda guerra tra guelfi e ghibellini, gli uni contro gli altri armati e animati, spesso, solo da spirito di rivalsa nei confronti dell' "avversario". 
Tutto questo finisce, agli occhi di un peone come il sottoscritto, per rendere ancora più disarmante la situazione di crisi e ancor più distaccato e disamorato il rapporto che ogni singolo avvocato ha con quelli che dovrebbero essere i propri punti di riferimento del Consiglio dell'Ordine.

A fronte di questa situazione, che avrebbe dovuto indurre tutti a riportare le elezioni in una giusta dimensione, importante ma non vitale, nelle ultime settimane si è invece visto e sentito di tutto: accuse di tradimento per il solo fatto di essersi candidati con i "nemici"; voltafaccia improvvisi, saluti negati da chi ti conosce da una vita, ostracismi ideologici e clientelari e, at last but not least, parole offerte al vento che, in quanto tali, possono poi essere girate, trasformate, rinnegate ed utilizzate, ancora una volta, ad uso e consumo di interessi e promesse di poltrone.
Io, verso tutto questo, mi dispiace dirlo ma inizio a provare un senso di noia, per non dire di peggio.
Ad un giorno delle elezioni, mi sembra di non sbagliare se dico che il 99,9 per cento dei colleghi avvocati non ne può più di beghe e polemiche, minacce di purghe staliniane in caso di vittoria alle elezioni e di occupazioni militari del potere forense.
Non vorrei che il detto: Vae Victis, Guai ai Vinti, detto da Brenno al momento della occupazione di Roma, diventasse anche il motto di qualcuno che vede nella elezione al Consiglio un modo per occupare potere, sfogare frustrazioni personali e chissà cos'altro. 
Se potessi scegliere, mi piacerebbe invece che il nuovo Consiglio, da chiunque sarà composto, si riprometta di agire ispirato da tre principi, semplici ma decisivi:
Trasparenza, Legalità e Serenità.
Ingenuo? Forse.
Innamorato ancora di questa professione? Sicuramente!
Chiunque agirà così avrà il mio appoggio incondizionato.
Agli altri che, invece, dovessero essere ispirati o ri-ispirati da tentazioni clientelari della peggiore politica e società, preannuncio solo che avranno il raro - per la verità rarissimo - onore del mio pubblico disprezzo.

Buone elezioni a tutti!!!

Avv. Alberto Filippini
Responsabile ABC Mediazione 
   
     

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