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martedì 10 gennaio 2012

Le elezioni in salsa forense: farsa o tragedia?

Se nei prossimi quindici giorni, entrando al Palazzo di Giustizia, noterete tantissimi colleghi che vi sorridono, e che, diversamente dal solito, vi chiedono come state, vi offrono il caffè o ridono ad una vostra battuta, ebbene, vi devo dare una delusione:
Non dipende dalla dieta di inizio anno alla quale vi state rigidamente sottoponendo o, per le ragazze, da una scollatura più accentuata.
Non dipende neppure, se vogliamo, dal fatto che tutti, improvvisamente, siano diventati educati ed abbiano iniziato a sorridere al mondo ed agli altri senza distinzioni di sesso, di età e, soprattutto, di censo.
Siamo invece arrivati all'appuntamento tanto (tanto???) atteso negli ultimi due anni:

LE ELEZIONI DEL CONSIGLIO DELL'ORDINE DEGLI AVVOCATI


Embè? Direte voi!
Cosa te ne importa che vengano svolte, nel più rigoroso rispetto delle regole, le elezioni che porteranno 15 persone, gli Eletti appunto, a governare, anche e soprattutto nel tuo interesse, il sacro mondo della avvocatura?
Beh, se a qualcuno può interessare la mia opinione, adesso mi permetterò di esporla. 
Premesso che l'Italia, da quello che si legge, è il Paese dove in Parlamento siede ogni nefandezza ed ogni piccolezza del genere umano, non mi stupirei certo se qualcuno mi dicesse che ciò avviene, a volte ed in alcune località, anche nel dorato regno forense. Le mele marce, si sa, proliferano ovunque.
Non stento ad immaginare, quindi, che in qualche Foro ci possa anche essere qualche Eletto che non fa gli interessi dei colleghi ma, più meschinamente, i propri e quelli delle clientele che lo hanno fatto eleggere, favorisce Tizio anzichè Caio.

Andiamo oltre, però, la facile - ed inutile - dietrologia e passiamo ad altro.
Prima della sostanza, voglio spendere due parole sulla forma (si sa, siamo avvocati...)
Ho già avuto occasione di ribadire che mi trovo molto ma molto critico nei confronti di un Consiglio che, a fronte di palesi, risapute e cristallizzate violazioni di norme deontologiche, nella specie Art. 25 e 26, relativi all'obbligo di corresponsione di un compenso a collaboratori e praticanti, non abbia mai, MAI, ritenuto anche solo di adottare un provvedimento generico, che so, una circolare, per sensibilizzare i colleghi a questo dovere, il cui inadempimento è sanzionabile disciplinarmente.
Alcuni maligni, ed io non sono tra questi, potrebbero sostenere che ciò dipende dal fatto che gli avvocati sono elettori, mentre i praticanti, perlomeno in quella fase della loro vita professionale, non votano...
Ma, parlando di elezioni e di forma, vi è un altro aspetto che mi fa letteralmente andare in bestia e mi impone di fare un esempio:
Immaginate che nel vostro Comune si voti e che voi, una bella e assolata mattina, abbiate deciso di adempiere a questo fondamentale dovere civico.
Vi preparate, uscite di casa e, a piedi, vi recate al seggio.
Immaginate se, durante il tragitto, dieci, cinquanta, cento persone vi fermassero e, dandovi il loro santino, vi chiedessero quasi in ginocchio di votarli.
Ne scansate uno, due, quindici ma, più vi avvicinate al seggio, più la pletora di questuanti vi assale e, con sorrisi ed ammiccamenti degni di miglior sorte, implora il vostro votino.
E immaginate anche se, ad accogliervi dentro il seggio, con forme meno invasive - ma sempre evidenti - di captatio benevolentiae, trovaste dei candidati e se fosse alcuno di questi a darvi la scheda elettorale.
Se ciò avvenisse, tutti parlerebbero di Stato delle banane, di elezioni da annullare, di severe sanzioni da adottare nei confronti dei responsabili.

Beh, provate ad andare a votare alle elezioni dell'Ordine degli Avvocati e la scena alla quale assisterete è esattamente questa, se non peggio.
Fiumane di colleghi che vi attendono festosi, manco foste il messia, abbracci, richiami ad episodi ed aneddoti che vi hanno accomunato a loro e che si spera possano in qualche modo riscaldare il vostro cuore ed indurvi a dare fiducia al mendicante (il voto).


Nel 2006, preso atto che si trattava di uno spettacolo pessimo ed indecoroso, che creava enorme discredito sulla intera avvocatura e non solo sugli autori di questi comportamenti folcloristici, il CNF ha modificato il codice di deontologia ed ha introdotto i seguenti canoni:

Art. 57 - Elezioni Forensi
I. E’ vietata ogni forma di propaganda elettorale o di iniziativa nella sede di svolgimento delle elezioni e durante le operazioni di voto.
II. Nelle sedi di svolgimento delle operazioni di voto è consentita la sola affissione delle liste elettorali e di manifesti contenenti le regole di svolgimento delle operazioni di voto.    

 
Giusto qualche commento di allora su queste modifiche della Deontologia:
"è indispensabile che anche le modifiche, come l'intera struttura del codice, venga attuata, per rappresentare ancora una volta che il prestigio dell'Avvocatura dipende dalla immagine che di essa ciascuno può dare". REMO DANOVI

"Chiunque abbia avuto occasione di partecipare a tali elezioni, avrà avuto modo di imbattersi in iniziative di tutti i tipi con distribuzione di volantini all’ingresso del tribunale e dei locali di voto, palesi e meno palesi inviti a votare l’uno o l’altro candidato, con situazioni francamente imbarazzanti e che, certamente, non aiutano a rafforzare quei canoni di serietà e professionalità che la classe forense – a ragione – invoca e dei quali fa un punto d’orgoglio". Giovanni Pattay


Beh, come credete che si siano svolte le elezioni del 2008 e del 2010?
Con le stesse modalità di un mercato maghrebino durante la macellazione islamica o con flemmatico ordine anglosassone, in dipendenza anche dei nuovi divieti deontologici imposti ai candidati?
ESATTO!!!
Con le stesse, identiche patologie del passato.
Credete che l'Ordine abbia mai adottato alcun provvedimento contro la violazione, evidente, lampante, dell'Art. 57 della Deontologia?
Che io sappia mai. MAI!
 
Ma, siccome sono avvocato e conosco i miei polli e, per pari opportunità, le mie galline, so già quale sarà l'obiezione di qualche avvocato di qualche Foro:
"Sì ma la norma è imprecisa, in quanto non indica cosa si intenda per "sede di svolgimento delle elezioni".
Noi che gestiamo il Verbo della Deontologia, non siamo in grado di dire se si volesse impedire la propaganda all'interno del solo seggio oppure nell'andito che porta al seggio, nel piano dove si vota, nell'intero Tribunale, nel quartiere, nella città, nella Regione o nella Nazione.
Come possiamo sanzionare qualcuno se, in bonam partem, vi può essere una interpretazione restrittiva della norma che probisce la propaganda solo ed esclusivamente all'interno della cabina elettorale?
E come potremmo, poi, impedire le manifestazioni di affetto, i sorrisi, gli ammiccamenti tra colleghi?
No, no, l'indipendenza dell'avvocato è sacra, le manifestazioni del suo pensiero debbono essere protette fino alla morte!
 
Sarà che io non sono mai stato Eletto e che non amo i bizantinismi ma, a queste approfondite ed illuminate eccezioni di diritto, che di fatto autorizzano chiunque a violare la pace elettorale, mi sento di condividere le parole proferite in quel famoso film di Verdone, quando Furio chiamava in continuazione l'ACI:
"Ma va a cagher!!!"...
 
E la prossima volta parleremo, oltre che della forma, della sostanza...
 
Buone elezioni a tutti!
 
Avv. Alberto Filippini
Responsabile ABC Mediazione
 
  
 
 
 
 
 
 


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